Rutto Sound by Gianluca Mercadante
Al “Rutto Sound” quell’anno vinse un tizio vestito da Superman. Si piazzò primo nella sezione FRASE e la sua performance sbaragliò il resto dei gorgoglianti atleti della digestione. Ruttò, d’un fiato, “disselavaccaalmulooggitipuzzailculodisseilmuloallavaccahoappenafattolacacca”.
Decisi perciò di candidare alla successiva edizione della curiosa kermesse di Reggiolo il mio amico Wyoming.
In compagnia lo avevamo così soprannominato per via di “Ovosodo”. Era una specie di citazione, un omaggio, diciamo, ma lui mica ruttava soltanto quella parola, come faceva un personaggio del film: lui avrebbe ridoppiato “Robocop”, tanto per dire, o il primo “Batman”, quello di Tim Burton.
Ad ogni modo l’idea era di fargli reinterpretare l’Infinito.
In capo a breve Wyoming riuscì a ruttare i vibranti versi del sommo Leopardi fino a “il guardo esclude”, con buona padronanza della respirazione diaframmatica.
Come suo coach, ero orgoglioso. Mi stava facendo vivere una grande esperienza di catarsi didattica.
Mollò tutto all’improvviso.
Mi disse “Ho trent’anni e l’unica cosa che riesco a fare bene, nella vita, sono i rutti.”
È tuttora la cosa più triste che mi sia mai stata detta.
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